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Il modus operandi delle Einsatzgruppen

I metodi di sterminio dell’Einsatzgruppen utilizzati per massacrare gli ebrei sono generalmente le fucilazioni di massa.
La tecnica consiste nel circondare l’area interessata all’operazione. Agli ebrei è impartito l’ordine di recarsi in un punto di ritrovo, pena la fucilazione. Coloro che tentano di nascondersi vengono eliminati seduta stante, o bruciati vivi nelle loro abitazioni.
Successivamente le vittime sono trasportate nella più vicina località adatta allo scavo delle fosse comuni.
Qui vengono fatte spogliare per poter recuperare gli abiti e gli oggetti personali di qualche valore. Condotte sul bordo della fossa, saranno assassinate in sequenza: i corpi degli ultimi arrivati si ammassano su quelli che già sono nella fossa. Le vittime talvolta restano agonizzanti per ore, sotto il peso delle persone cadute sopra di loro. Tutte avranno il tempo di capire cosa sta per accadere.

I metodi di sterminio dell'Einsatzgruppen
Un’enorme schiera di ebrei sorvegliati da collaboratori lituani nel Forte VII a Kovno, luglio 1941. Probabilmente sono appena arrivati ​​​​al Forte poiché l’annotazione sul retro della fotografia recita: “Fertig marchen – Marcia finita”. Sullo sfondo di destra si può vedere un’enorme pila di effetti personali mischiati a corpi umani morti.

Al processo di Norimberga Otto Ohlendorf comandante dell’Einsatzgruppe D testimoniò sul sistema adottato:

“Dopo la registrazione degli ebrei, questi venivano radunati in un unico luogo e di qui trasportati o fatti marciare sino al luogo dell’esecuzione. Il luogo veniva scelto possibilmente laddove vi era un fossato anticarro o una depressione naturale. L’esecuzione veniva condotta all’uso militare con plotoni di esecuzione al comando di ufficiali”

Ohlendorf tuttavia è un ufficiale “zelante”, gli altri suoi colleghi usano sistemi più sbrigativi uccidendo con un colpo alla nuca o mitragliando le vittime che sono costrette a sdraiarsi nella fossa sopra i cadaveri delle vittime precedenti.

L’ultimo ebreo di Vinnitsa è una fotografia scattata a Vinnycja (Ucraina) nell’ambito dei massacri perpetrati dalle Einsatzgruppen tedesche ai danni della locale comunità ebraica.

Le Einsatzgruppen alla ricerca di nuovi metodi di sterminio

Le fucilazioni, pur nella loro efficienza, presentano numerosi problemi piscologici alle truppe tedesche.
Queste difficoltà emergono quando Heinrich Himmler si reca a Minsk il 15 agosto 1941 per assistere ad uno di questi massacri.
Secondo il racconto di Erich von dem Bach-ZelewskiHimmler ordina a Arthur Nebe, comandante dell’Einsatzgruppe B, di procedere ad una esecuzione in sua presenza.
Nebe raduna circa cento persone tra ebrei e sospettati di essere partigiani, tra queste due donne. Le vittime scendono in una fossa e il plotone si schiera sull’orlo sparando dall’alto in basso. A comandare i plotoni è il comandante dell’Einsatzkommando 8, Otto Bradfisch, che impartisce anche l’ordine di sparare il colpo di grazia agli eventuali feriti.

Bach-Zalewski fa notare a Himmler i problemi, di natura psicologica, che questa procedura comporta per le SS degli Einsatzgruppen.
Lo stesso giorno Himmler si reca all’ospedale psichiatrico di Minsk. Qui, Himmler ordina a Nebe di trovare un metodo alternativo alle fucilazioni perché si è convinto che le fucilazioni non sono “il metodo più umano”.
Così Nebe decide di usare la dinamite per uccidere i malati del manicomio.
E’ inutile dire che il risultato risulterà terrificante.

Einsatzgruppen in Lituania
Omicidio di massa in Lituania: ebrei lituani poco prima della loro esecuzione presso Ponary in Lituania vicino a Wilna, probabilmente nell’autunno 1941. I sovietici vi avevano scavato grandi pozzi per immagazzinare carburante. Questi pozzi sono stati usati dalle SS e dai loro aiutanti lituani fino alla fine del 1943 e inizio del 1944 come luogo di esecuzione e fosse comuni per decine di migliaia di ebrei, prigionieri di guerra sovietici e combattenti della resistenza polacchi. – Foto: Archivio immagini del patrimonio culturale prussiano.

Lo sterminio con i camion a gas

Da questa “esperienza” nasce l’idea di ricorrere ai camion a gas già utilizzati per il Progetto Eutanasia.
Dopo il dicembre 1941 ogni Einsatzgruppen riceve tre di questi mezzi. Il sistema è abbastanza semplice.
Basta convogliare i gas di scarico all’interno del mezzo e il monossido di carbonio farà il suo lavoro avvelenando le vittime uccidendole. Sui camion possono essere stipate da 30 a 70 persone, a secondo del tipo di veicolo.

Tuttavia questo sistema non sarà utilizzato su larga scala. In primo luogo si manifestano problemi “tecnici”, i camion perdono facilmente la loro tenuta stagna, le vittime non muoiono abbastanza velocemente e ciò consente loro di battere sulle pareti furiosamente rischiando di rovesciare il mezzo.
In più – secondo Ohlendorf – la necessità di scaricare i mezzi dai cadaveri risulta “psicologicamente dannosa” per i suoi uomini. Il monossido di carbonio provoca forti mal di testa alle SS e se l’addetto al camion ha premuto troppo l’acceleratore i volti delle vittime sono terribilmente sfigurati e i corpi sporchi di feci. Scaricare i cadaveri risulta così insopportabile per gli uomini della razza superiore.

Le fucilazioni rimarranno il metodo principale ma l’esperienza convince Himmler ed Reinhard Heydrich che l’eliminazione degli ebrei europei non può essere portata a termine con questi sistemi. Per il momento Himmler, secondo quanto riporta Ohlendorf, ordina che gli uomini coniugati degli Einsatzgruppen siano esentati, su loro richiesta, dalla fucilazione di donne e bambini.

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