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Poiché il concentramento nei ghetti avviene con minimo preavviso, gli ebrei si trovano nell’impossibilità di trasportare con se la maggior parte dei loro averi o di venderli. Questi beni sono considerati “abbandonati” e quindi soggetti a spoliazioni.

Naturalmente i beni immobili come case e aziende sono le prime ad essere confiscate. Per i tedeschi è facilissimo confiscare, lo hanno già fatto in Germania, molto più difficile risulta ridistribuire questi beni. Tutti vogliono la loro fetta ed accampano diritti sul bottino.

spoliazioni agli ebrei
I lavoratori ebrei espongono un’opera d’arte confiscata che è stata portata al campo di lavoro e deposito di Pabianice.

Il primo ad essere interessato è Heinrich Himmler che vuole per le SS il controllo delle più importanti aziende, ma anche Göring vuole la sua parte per attuare il suo “Piano quadriennale di politica economica“. Ci sono poi gli imprenditori tedeschi e non dimentichiamoci dei “tedeschi etnici”. Quest’ultimi sono gli sfollati dai territori sovietici e reinsediati nei nuovi territori tedeschi.

Per fare un esempio dell’imponenza delle spoliazioni nel solo Governatorato Generale sono confiscate 112.000 imprese ebraiche. Anche le case che sono state di proprietà degli ebrei sono un affare, i nuovi padroni tedeschi le affittano traendone discreti guadagni. 

La sovrastima delle ricchezze ebraiche

Tuttavia alla fine del processo di confisca, i tedeschi si accorgono di aver sovrastimato le ricchezze ebraiche. Gli ebrei di Polonia risultano essere mediamente più poveri di quelli di Germania.
Ma il pregiudizio radicato fa pensare ai nazisti che in qualche modo gli ebrei siano riusciti a sottrarre i loro beni preziosi prima di entrare nel ghetto. Così la confisca continua anche dopo la ghettizzazione.

A intervalli più o meno regolari si pretendono consegne di pellicce, gioielli e beni artistici. Unità della polizia e delle SS stabilite all’interno dei ghetti procedono ad operazioni di ricerca.

Mai i tedeschi si convinceranno che non c’è più nulla da rubare, neppure dinanzi agli ebrei morenti di fame per le strade.

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