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Emigrazione del popolo ebreo 1933-38

Quando nel 1933 Adolf Hitler giunge al potere ritiene fin da subito di dover attuare misure rigide e severe in difesa della razza tedesca. Per raggiungere lo scopo è quindi necessario un Reich “Libero dagli ebrei“ e come vedremo più avanti tra le ipotesi studiate vi sarà il cosiddetto piano “Madagascar”.

Durante i primi anni del regime nazista, per “liberare” la Germania dagli ebrei, si pensa di costringerli ad emigrare. L’introduzione delle “Leggi di Norimberga  e di altri provvedimenti legislativi sempre più oppressivi, rende intollerabili le condizioni di vita agli ebrei, spingendoli verso un esodo definitivo verso l’estero. Tuttavia questo insieme di provvedimenti non fornisce risultati definitivi.

Nel 1933 in Germania vivono 520.000 ebrei tedeschi, nel 1938 il loro numero passa a 350.000, ma nello stesso anno con l’annessione dell’Austria i nazisti si trovano a dover considerare anche il destino dei 190.000 ebrei austriaci. Riuscire a far emigrare altri 540.000 ebrei appare impresa al quanto improbabile.

Inizio della guerra 1939

Con l’invasione della Polonia il primo settembre 1939 la situazione si modifica radicalmente. Da un lato si apre uno “spazio vitale” il Lebensraum verso Est, nel quale convogliare gli ebrei tedeschi attraverso una azione coordinata di deportazione, dall’altro si pone un nuovo problema ebraico visto che in Polonia risiedono circa 2.000.000 di ebrei.

Grazie all’occupazione di parte della Polonia è possibile rendere la Germania judenfrei “libera da ebrei” attraverso la deportazione.
La nuova dislocazione nei grandi ghetti viene considerata però soltanto una misura temporanea in attesa di un ulteriore spostamento. Le successive occupazioni di Olanda, Belgio e parte della Francia, con le loro ampie comunità ebraiche, renderanno la soluzione del reinsediamento a Est degli ebrei europei ancora più problematica.

Volantino antisemita emesso a Pietermaritzburg, in Sud Africa, in cui si afferma che gli ebrei sono responsabili del comunismo e dovrebbero andare in Madagascar. 
La pubblicazione è stata stampata da Ray Rudman, Pietermaritzburg, KwaZulu-Natal, Sud Africa. 
È stato trovato da Tine Thevenin all'interno di una Bibbia acquistata in Norvegia e donata all'USHMM nel 2000.
Volantino antisemita emesso a Pietermaritzburg, in Sud Africa, in cui si afferma che gli ebrei sono responsabili del comunismo e dovrebbero andare in Madagascar. La pubblicazione è stata stampata da Ray Rudman, Pietermaritzburg, KwaZulu-Natal, Sud Africa. È stato trovato da Tine Thevenin all’interno di una Bibbia acquistata in Norvegia e donata all’USHMM nel 2000.

Il piano “Madagascar” ha radici nel passato

In questi giorni di guerra nasce così una ipotesi che appare immediatamente astrusa se non folle: trasferire tutti gli ebrei europei in Madagascar che al momento è una colonia francese.
I 500.000 chilometri quadrati della grande isola africana appaiono, per alcuni uomini della nomenclatura nazista, una delle soluzioni ideali per risolvere su scala europea la “questione ebraica” judenfrage.
Pare un’idea sorta dal nulla, ma non lo è affatto.

Già dal 1885 Paul de Lagarde studioso biblico e orientalista tedesco, in un clima di acceso antisemitismo che animava la Francia di fine secolo, aveva proposto di deportare tutti gli ebrei europei in Madagascar. Le idee di Lagarde circolano anche nei primi decenni del secolo successivo, tanto che i polacchi considerano seriamente l’idea di spedire nel 1937 una commissione governativa per comprendere la fattibilità del piano.
Della commissione – oltre al presidente Mieczyslaw Lepecki – farà parte anche Leon Alter presidente della Associazione Ebraica per l’Emigrazione. La commissione esprimerà pareri discordanti circa la capacità della grande isola di poter ospitare un grande numero di persone. Ciononostante il governo polacco continuerà ad esplorare questa possibilità in ulteriori colloqui con la Francia dalla quale il Madagascar dipendeva.

Il piano “Madagascar” è ripreso dai nazisti

Tra il 1938 ed il 1939 il governo nazista riprende in mano l’idea. Il 12 novembre 1938 Göring accenna al fatto che Hitler sia intenzionato a suggerire ai Paesi occidentali un piano di emigrazione degli ebrei europei in Madagascar. Effettivamente sia il ministro Schacht, sia Von Ribbentrop si muovono in questa direzione. Ovviamente, essendo il Madagascar una colonia francese, si impone un accordo con Parigi che però non viene siglato. Dopo la guerra lampo che conduce alla disfatta francese, i tedeschi ripropongono il piano.

Già nel maggio 1940 Heinrich Himmler si dichiara favorevole all’idea sostenendo che essa rappresenta la migliore soluzione volendo respingere “il metodo bolscevico dello sterminio fisico di un popolo”. Tra Himmler ed Hitler seguono nello stesso anno diversi colloqui sull’argomento e il Führer giudica l’idea “molto valida e corretta”.

Un’opportunità da cogliere al volo…

Hans Frank capo del Governatorato Generale in Polonia, accoglie il parere di Hitler con entusiasmo.
Quasi 2.000.000 di ebrei polacchi e i superstiti ebrei tedeschi sono presenti nella sua area di competenza. Per Frank la soluzione Madagascar rappresenta la liberazione da un fardello che si fa di giorno in giorno più difficile da sostenere.
In una riunione a Cracovia Frank dichiarerà: 

“Non appena le comunicazioni via mare permetteranno l’imbarco degli ebrei saranno imbarcati pezzo per pezzo, uomo per uomo, donna per donna, ragazza per ragazza. Spero signori che non avrete lamentele su questo conteggio”

Anche se l’idea gode dell’approvazione delle alte sfere naziste, di fatto non esiste ancora un piano concreto di attuazione.
Il ministro degli Esteri Joachim von Ribbentrop ordina così al suo collaboratore Franz Rademacher di predisporlo. Il Piano Madagascar deve essere inserito nel trattato di pace con la Francia. Per questo motivo Rademacher stila un memorandum intitolato “La questione giudaica nel trattato di pace“.
Ovviamente il presupposto, dal quale parte il memorandum di Rademacher, è una rapida conclusione della guerra con la Francia e la Gran Bretagna. L’incontestabile controllo inglese sui mari rende nei fatti impossibile realizzare un piano che prevede lo spostamento via nave di 4 milioni di ebrei.

Definitivo abbandono del piano.

Contrariamente alle previsioni tedesche la Gran Bretagna dimostrerà una capacità di resistenza superiore alle aspettative. Con il fallimento della battaglia d’Inghilterra e il rinvio a tempo indeterminato dell’invasione delle Isole Britanniche il piano “Madagascar” comincerà ad essere considerato irrealizzabile. L’invasione dell’Unione Sovietica nel giugno 1941 renderà il piano totalmente impossibile.
Il suo fallimento causerà l’esplorazione di nuove soluzioni alla Judenfrage.
La “Soluzione Finale” con l’annientamento fisico degli ebrei europei rimarrà per i nazisti l’unica opzione possibile.

Immagine di copertina: Cartolina inglese raffigurante la La battaglia del Madagascar - maggio 1942- Lo scopo della battaglia fu quello di sottrarre il controllo dell'isola di Madagascar al Governo di Vichy ed eliminare il rischio che questa potesse divenire una base aeronavale Giapponese. 

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