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Le fabbriche della morte

I campi di Belzec, Treblinka e Sobibor sono concepiti fin dall’inizio come fabbriche della morte. Il loro compito è l’uccisione sistematica degli ebrei del Governatorato Generale che avverà in solo anno.

Vi sono però altri due campi di sterminio, quello di Chelmno situato a circa 60 chilometri a ovest di Lodz e quello Majdanek a Lublino.
A differenza dei tre campi precedenti Chelmno opererà fino al gennaio 1945 ed eliminerà gli ebrei non con camere a gas, ma con “camion a gas”. Il campo di Majdanek rimarrà operativo fino all’estate del 1944.

Rimane poi il caso di Auschwitz, creato nel 1940 rappresenta una via di mezzo tra un campo di concentramento e un campo di sterminio. In questo senso rimane un caso assolutamente unico nel suo complesso.

Chelmno il primo esperimento di fabbrica della morte

La fabbrica della morte di Chelmno è realizzata per l’eliminazione degli ebrei provenienti dal ghetto di Lódz, distante da questo solo 70 chilometri, in seguito ai programmi tedeschi di «arianizzazione» delle zone polacche del Warthegau entrate a far parte del Reich dopo l’invasione tedesca.

Dal punto di vista tedesco, Chelmno è un campo di sterminio episodico, che servirà anche da modello per la costruzione e la gestione dei tre campi di sterminio di Bełzec, Sobibór e Treblinka.
Vi avranno luogo tre ondate diverse dello sterminio: dicembre 1941-Marzo 1943, Aprile-luglio 1944 e gennaio 1945. Vi perderanno la vita quasi 320.000 ebrei e alla fine della guerra si conteranno solo tre sopravvissuti: Mordechai Podchlebnik, Szymon Srebrnik e Szlama Ber Winer. 

Majdanek

Terminata in via ufficiale alla metà di ottobre del 1943, l’Aktion Reinhardt si protrae in realtà per altre due settimane, concludendosi con un ultimo massacro che i tedeschi battezzano come “Erntefest” Festa del raccolto. Queste uccisioni avranno luogo nella fabbrica della morte di Majdanek, divenuto dopo il 1942 un campo di sterminio e di lavoro. Qui saranno gassate 200.000 persone, nelle immediate vicinanze delle officine tessili e aeronautiche Heinkel.

Dopo l’insurrezione di Treblinka e di Sobibor, avvenute tra agosto e ottobre del 1943, i tedeschi sono desiderosi di liquidare il più velocemente possibile gli ebrei del Governatorato Generale.
Il 3 novembre 1943, 42.000 ebrei sono fucilati in un solo giorno: 18.000 a Majdanek. 15.000 a Poniatowa e 9000 a Trawniki.

Possiamo tranquillamente concludere che la Shoah ha avuto luogo, in gran parte, al di fuori dell’universo dei campi di concentramento, come dimostrano i bilanci degli Einsatzgruppen e dell’Aktion Reinhardt.

Ebrei olandesi, contrassegnati con una stella gialla e una N, sul piazzale dell'appello del campo di concentramento di Mauthausen nel giugno 1941
Ebrei olandesi, contrassegnati con una stella gialla e una N, sul piazzale dell’appello del campo di concentramento di Mauthausen nel giugno 1941

Il lento sterminio nei campi di concentramento

Siamo abituati a pensare ai campi di concentramento tedeschi come fabbriche della morte, ma ciò è vero soltanto parzialmente.
In realtà i campi hanno modalità di sterminio differenti. I campi di concentramento non sono nati esclusivamente per eliminazione fisica, ma producono comunque impressionanti quantità di vittime attraverso sistemi di eliminazione diversi dalle camere a gas.

Il principale e più comune metodo di sterminio è la morte per fame attraverso la riduzione delle razioni alimentari. La morte per sfinimento attraverso il lavoro è un’altra pratica diffusa.
Scarsità di cibo e superlavoro combinati insieme provocano a loro volta l’indebolimento fisico dei prigionieri. Nei campi manca, in modo pressoché totale, qualsiasi politica sanitaria e le malattie endemiche come il tifo rappresentano un ulteriore e importante motivo di morte.
In questo senso tutti i campi di concentramento si trasformano in fabbriche della morte, anche se il loro scopo, almeno inizialmente, non è lo sterminio.

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