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La soluzione dei ghetti nazisti in Polonia

Dopo il 1939 lo svilupparsi frenetico degli eventi bellici aggrava ulteriormente la situazione. L’invasione del Belgio, dell’Olanda, della Francia, della Danimarca e Norvegia fa aumentare ulteriormente il numero degli ebrei caduti nelle mani dei nazisti. L’obiettivo di rendere Judenfrei” la Germania diventa più complicato e ora si tratta di rendere “Judenfrei” l’intera Europa. La soluzione emigrazione non è più percorribile.
Si fa così strada un’altra idea, quella di deportare gli ebrei europei all’Est, concentrandoli nei territori polacchi occupati con la creazione dei ghetti nazisti e nei ghetti dovranno essere concentrati anche gli ebrei polacchi.

ghetti nazisti
La costruzione del muro di cinta del ghetto di Varsavia nell’agosto 1940

Se la Polonia dei grandi ghetti nazisti appare la soluzione più appropriata, bisogna tuttavia scontrarsi con un altro pilastro dell’ideologia nazista il “Lebensraum”, lo spazio vitale verso Est che la Germania ambisce a guadagnarsi per desiderio esplicito di Adolf Hitler. Come predicato dalla dottrina nazista, i territori conquistati ad Est devono infatti essere destinati ai tedeschi.

Il concentramento nei ghetti della Polonia non possono dunque rappresentare la soluzione ultima al problema ebraico, ma una “soluzione transitoria” in attesa della fine della guerra, dopo la quale si sarebbe dovuta trovare una soluzione alternativa.

Condizioni di vita nei ghetti

Le condizioni di vita all’interno dei ghetti nazisti sono disumane: condizioni igienico sanitarie disastrose, sovraffollamento, scarsi approvvigionamenti alimentari e assenza di riscaldamento nei rigidi inverni. Agli ebrei non è permesso uscire dal ghetto o avere contatti con i non-ebrei, l’unica speranza di sopravvivenza è affidata al contrabbando.
La fame, il freddo e le malattie diventano una preoccupazione costante nella vita del ghetto. Nonostante agli ebrei vengano fatte pagare le spese per la loro stessa detenzione, gli approvvigionamenti sono ben al di sotto dei fabbisogni vitali.
I primi a soccombere sono i più deboli: i malati, gli anziani, i bambini. Alla fine saranno più di 800.000 le persone morte per cause “naturali” all’interno dei ghetti nazisti.

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Il mercato in una strada nel ghetto di Varsavia

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